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Immagine del redattoreFausto Piazza

BIBBIA E PSICANALISI

IL CONTRIBUTO DELLA PSICANALISI CHE SI SCOPRE <<SAMARITANA>> ALLA PASTORALE BIBBLICA


All’interno del volume “L’animazione biblica dell’intera pastorale” (AA.VV., Roma, LAS, 2020) segnaliamo il capitolo “Il contributo della psicoanalisi che si scopre «samaritana» alla pastorale biblica” curato da Emanuela Zurli, socia AIB.


Di primo acchito il titolo pare sorprendente: Freud non figura tra i “maestri del sospetto” che hanno ricondotto l’idea di dio a proiezione dell’uomo? Che contributo potrà mai dare all’azione pastorale, che, per definizione, si situa nell’orizzonte della religione cristiana, cioè della fede nel Dio che si fa uomo, muore e risorge, suggellando con ciò il patto di alleanza tra Dio e l’intera umanità?


Il testo argomenta in modo brillante e rigoroso la tesi che psicoanalisi e pastorale possano mutuamente trarre beneficio dal loro incontro, perché entrambe motivate dall’amore per l’umanità sofferente. L’una ha concettualizzato il cammino verso il vero sé che l’altra, tremila anni prima, aveva descritto attraverso i molteplici racconti di cui è intessuta la Bibbia, specie l’antico testamento.

Per ragioni di spazio non è possibile seguire qui il filo delle argomentazioni. Ci limitiamo a segnalare che Emanuela Zurli ci regala infine un paragrafo espressamente dedicato al bibliodramma, di cui definisce molto bene la natura di “forma esperienziale ed espressiva di incontro tra il testo biblico e la vita dei partecipanti a un gruppo”, i quali “lavorano per entrare nelle storie della Bibbia, per dare corpo e voce – anche con emozioni, sentimenti e parole proprie – a quanto, di quelle situazioni e di quei personaggi, riconoscono come parte di loro”. Il bibliodramma, secondo Emanuela, è, tra i metodi “attivi” per accostarsi alla Parola, “[…] quello più aderente al modo […] narrativo che il Signore stesso ha privilegiato nel farsi conoscere dagli uomini e nel comunicare con loro” e apprendere elementi di psicoanalisi potrebbe rivelarsi molto utile ai facilitatori per aiutarli a riconoscere – e quindi gestire – dinamiche che, in occasione dei bibliodrammi, potrebbero attivarsi nei singoli partecipanti come nell’intero gruppo. Noi aggiungiamo che il bibliodramma, per come il metodo è andato finora strutturandosi, certamente privilegia l’esperienza di fede personale, a cui il gruppo fa ad un tempo da indispensabile catalizzatore e da sfondo. Sarà da esplorare la possibilità di mettere al centro l’esperienza di fede del gruppo in quanto tale per approfondire la dimensione comunitaria dell’annuncio della Parola.


In conclusione, speriamo di avervi fatto capire la ricchezza delle riflessioni contenute nel testo in modo che siate invogliati a leggerlo. Se sei interessato SCARICA L'ARTICOLO. Noi ve lo consigliamo!


Buona lettura!#FaustoPiazza


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