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  • Immagine del redattoreA.I.B.

LA COMPETENZA PEDAGOGICA DEL DESIDERIO

Aggiornamento: 12 mag 2023

Il Bibliodramma come dispositivo nella sfida dell'Insegnamento della Religione Cattolica


Presa dalle esperienze vissute di persona durante gli incontri di bibliodramma, smarrita tra le metodologie che vengono proposte, insoddisfatta dei libri di testo, a conclusione dei cinque anni di Scienze Religiose, chiesi una tesi sperimentale alla docente della materia che più mi aveva coinvolta, psicologia delle religioni. Si trattava di intersecare come i bambini apprendono, di seguire la richiesta istituzionale e avviare a una competenza (ma si può parlare di competenza religiosa?) e umilmente, di riconoscermi in una strada tracciata prima di me, secoli fa, che ancora smuove e entra dentro.


LE COMPETENZE E LA COMPETENZA DEL DESIDERIO

A far data dalle Indicazioni del 2010 sentiamo parlare di competenze e di Unità di Apprendimento rispondenti a modelli diversi, di valutazione come volano degli obiettivi da raggiungere. Si definisce comunemente competenza la riorganizzazione idiografica tra le risorse interne e la risposta alle sollecitazioni.

L’Insegnamento della Religione Cattolica, come materia curricolare legata agli effetti della religione cristiana cattolica sulla cultura e tradizione, non si esime da questa sfida, ma tiene come faro acceso il desiderio della ricerca di senso dell’esistenza per la persona e per la comunità. Un desiderio che non si sazia e che pertanto lascia nell’inquietudine che occorre imparare ad accettare e valorizzare come la cifra dell’uomo, come mistero che avvicina l’uomo al Mistero Grande e Questi all’uomo.


DESIDERARE COSA ? SUBITO O DOPO? DA SOLO O CON CHI? COME? PERCHÉ?

Imparare a riconoscere le proprie emozioni e dare loro un nome, in un ambiente protetto, renderle con un mezzo espressivo come la parola oppure diverso dalla parola. Le ricerche psicologiche ci hanno insegnato che verso i 9-11 anni i bambini cominciano a conoscere le emozioni miste, il ruolo del valore morale e la possibilità di regolazione dell’esperienza emotiva. Essi ormai padroneggiano le strutture del linguaggio per distinguere quando un’azione è eterodiretta oppure libera e responsabile. Riflettono sull’empatia che fa loro riconoscere i sentimenti dell’altro ma anche comprendere le ragioni dei desideri e delle azioni altrui. Un inizio di riconoscimento dell’impegno nella propria vita e in quella comunitaria, che ci è stato lasciato dall’orma del Cristianesimo. Il desiderio quindi di qualcosa di sano che dia senso alla vita.


PROGETTARE COSA ? VALUTARE COSA? ESISTE UNA COMPETENZA RELIGIOSA?

L’apprendimento significativo è tale se va ad integrarsi nel quadro complessivo delle esperienze e degli interessi di chi studia. Il desiderio di conoscere nasce all'interno della persona, sebbene in presenza di uno stimolo esterno. È compito di colui che impara valutare l'efficacia delle acquisizioni.

Le storie che incontriamo nel testo biblico sono storie di uomini e donne con i loro desideri di sempre, la loro chiamata al bene totale dell’uomo, bene che l’incontro con Gesù ha reindirizzato. Valutare la competenza religiosa non è solo esprimere un giudizio sulla memorizzazione dei racconti evangelici. Essere competenti implica una relazione personale con i contenuti, per i quali vengono attivati motivazione, comprensione, rielaborazione e valutazione. Da qui la necessità di scegliere un approccio didattico coinvolgente, coltivando il desiderio di senso fin dalla tenera età.


I DISPOSITIVI

Il bibliodramma nasce come struttura tripartita, al cui centro sta l’emersione del desiderio/bisogno degli allievi. Preso in prestito dalla catechesi, reso altro nella scuola e corredato, nella primaria, di giochi e di azioni drammatiche del corpo, rientra nella didattica di tipo ermenutico-esperienziale. Mira a prendere atto della pluralità e desiderare di farne parte in modo attivo. Per posizionare se stessi fotolinguaggio e sociometrie, racconti per conoscere altre realtà, giochi per far passare attraverso i sensi una fenomenologia della realtà che interpella, dialoghi e monologhi.

Nel bibliodramma non si interpreta il personaggio, al contrario, c’è un personaggio che non si capisce, che chiama a essere conosciuto, finché tutto si incastra. Oppure da fuori, come una struttura architettonica, si osserva dall’alto cosa si dipinge sui volti, come si muovono gli altri. Verbalizzazione ed autovalutazione chiudono l’esperienza.


Cosa mi rimane e cosa spero di lasciarvi con la condivisione della mia tesi (clicca qui per scaricare il file): bambini eccezionali, cattolici ed ortodossi, che non uscivano, che tenevano dentro di sé, che non conoscevano il nome dei sentimenti e che, grazie alla bolla del bibliodramma e ad alcuni semplici strumenti, hanno imparato il contenuto che più ci avvicina al Signore, amare se stessi, e quindi, amare gli altri, perché amati da Dio. Accogliere nel qui e ora quell’attimo che più ci avvicina al Mistero. Il resto lo ha fatto lo Spirito Santo.


Aurelia Riccardi


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